Glossario del superbonus

   

Dalla capienza fiscale alla responsabilità solidale. Passando per altri concetti che, in questi giorni complicati, vengono continuamente evocati quando si parla di cessione dei crediti, sconto in fattura e di superbonus: i paletti di Eurostat, i crediti bloccati, il deficit, le detrazioni e, ancora, il divieto per gli enti pubblici e il pagamento tramite F24.

Mettiamo in fila le parole chiave dello shock portato dallo stop alla cessione dei crediti. Spiegando da dove nasce (e in che direzione andrà) la crisi di questi giorni.

1 Capienza fiscale

Non ha senso acquisire crediti fiscali all’infinito, perché questi possono essere utilizzati solo per compensare debiti con il fisco. Quindi, oltre il limite di tasse e imposte che si pagano tramite F24 diventano carta straccia. Questo limite è la capienza fiscale ed è diventata una grandezza decisiva sia per i soggetti più grandi (come le banche) che per quelli più piccoli, come i semplici cittadini.

2 Crediti incagliati

A partire da metà 2020 il decreto Rilancio ha introdotto la possibilità di cedere le detrazioni legate ai lavori di ristrutturazione. Le alternative sono due: trasferirle al fornitore che effettua i lavori (sconto in fattura) o cederle a un altro privato. Questo ha prodotto al 31 dicembre 2022 una massa di 58,4 miliardi di euro di crediti. Molti non sono mai stati liquidati: la stima è che siano circa 20 miliardi di euro.

3 Deficit

Nella partita del superbonus anche la contabilità pubblica gioca un ruolo centrale. Attualmente i bonus casa sono contabilizzati nei bilanci pubblici a rate, secondo la loro scansione annuale: il superbonus in quattro tranche, l’ecobonus in dieci. Con le nuove indicazioni di Eurostat in materia di crediti ceduti (vedi la voce Eurostat), però, questo conteggio potrebbe cambiare. I bonus, quindi, andrebbero a incidere per intero sull’anno nel quale vengono prodotti, aumentando di molto il deficit.

Detrazioni

Nel caos delle cessioni dei crediti un equivoco va smontato: se le cessioni e gli sconti in fattura sono stati bloccati dal Governo, la modalità di utilizzo dei bonus attraverso le detrazioni è ancora in funzione. Quindi, chi effettua le spese e porta in detrazione la quota di bonus, recuperandola anno per anno, non avrà problemi con lo stop delle cessioni.

Enti pubblici

Sono i grandi esclusi dalla partita delle cessioni dei crediti. Diversi soggetti pubblici avevano, infatti, provato a comprare crediti per liberare capienza fiscale delle banche e aiutare le imprese. Tutto è nato da un’iniziativa della Provincia di Treviso, che ha annunciato l’acquisto di 14,5 milioni di crediti da due banche.

Nei giorni successivi, però, il fronte si è allargato. La Regione Sardegna ha approvato una norma nella sua legge di Stabilità e poi è stata la volta di Basilicata, Piemonte e via a seguire molti altri. Il Dl blocca crediti, però, ha stoppato queste operazioni.

Eurostat

È l’ufficio statistico dell’Unione europea, il soggetto che dialoga con l’Istat e che definisce le regole per la contabilità pubblica. In questa vicenda è diventato centrale perché deve spiegare come vanno conteggiati i crediti fiscali.

L’elemento chiave è se vengono considerati “pagabili” o “non pagabili”. I crediti pagabili comportano una spesa all’inizio del periodo: quindi si conteggiano tutti nel deficit dell’anno in cui nascono.

Mentre quelli “non pagabili” non provocano una spesa immediata, ma riducono le entrate fiscali dello Stato nel tempo. Quindi, vengono rateizzati negli anni. Per capire se i crediti sono pagabili, si deve misurare se una parte consistente, alla fine del loro arco di vita, va persa oppure se la quota che si perde è minima. Solo in questo secondo caso i crediti sono pagabili.

Fase transitoria

Il decreto blocca crediti, pubblicato il 16 febbraio scorso, ha creato molti problemi a chi aveva interventi già avviati. In teoria, tutto quello che era già in corso al 16 febbraio potrà continuare ad applicare le vecchie norme su cessione dei crediti e sconti in fattura. In pratica, invece, sono molte le situazioni nelle quali stanno nascendo problemi.

Ad esempio, non potranno avere lo sconto in fattura i lavori in edilizia libera (come l’installazione di infissi e caldaie) che al 16 febbraio hanno solo l’ordine dei materiali. E perderanno lo sconto anche i preliminari di acquisto che, al 16 febbraio, non sono ancora stati registrati.

F24

È il modello utilizzato dai contribuenti per pagare imposte e tributi. Ogni anno passano da questo canale tra 400 e 500 miliardi di euro di versamenti. Sono diventati strategici nella crisi del superbonus perché una proposta avanzata da Abi (l’associazione delle banche) e Ance (quella delle imprese di costruzioni) prevede che gli F24 presi in carico dagli istituti di credito per conto dei loro clienti vengano pagati in piccola parte tramite i crediti fiscali in pancia agli istituti. Questo passaggio sarebbe indifferente per chi paga, ma consentirebbe di liberare rapidamente capienza fiscale delle banche che, poi, potrebbero rivolgersi di nuovo al mercato per altri acquisti, liberando i crediti fiscali incagliati.

Imprese

Non ci sono solo i committenti privati e le banche a giocare la partita del superbonus e delle cessioni dei crediti. Un ruolo centrale lo hanno anche imprese e partite Iva in generale, perché possono acquistare dalle banche crediti fiscali, liberando la loro capienza fiscale (vedi la voce sul tema). Questo modello è stato utilizzato soprattutto da Intesa Sanpaolo, che ha attivato diverse cessioni a imprese. La capacità di acquisto complessiva delle imprese, attualmente, è stimata in circa 54 miliardi di euro.

Responsabilità solidale

Il concorso nelle violazioni tra il cedente e l’acquirente dei crediti è uno dei grandi problemi delle cessioni, perché chi acquista, se non effettua controlli, può vedersi chiamare a rispondere degli illeciti di chi ha creato la detrazioni.

Il decreto blocca crediti, però, esclude questa responsabilità solidale «con riguardo ai cessionari che dimostrano di aver acquisito il credito di imposta e che siano in possesso della seguente documentazione». In sostanza, chi ha acquisito una serie di documenti sarà protetto da contestazioni successive.

Ecco l’elenco: 1) titolo edilizio abilitativo dell'intervento, come la Cilas, o una dichiarazione sostitutiva in caso di interventi in edilizia libera; 2) la notifica preliminare alla Asl; 3) la visura catastale dell'immobile o la domanda di accatastamento; 4) le fatture, le ricevute e tutti i documenti che provano le spese; 5) le asseverazioni dei requisiti tecnici e della congruità delle spese; 6) la delibera condominiale; 7) gli attestati di prestazione energetica; 8) i visti di conformità; 9) l'attestazione antiriciclaggio.

Chiedimi Whatsapp